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Attrattività Ssn. La ricetta di Avruscio (Cimo Fesmed): “Contratto unico per tutta la sanità e più attenzione ai medici donne”

Per il responsabile della Federazione Cimo- Fesmed dell’Aou di Padova, la carenza di medici negli ospedali non dipende da una errata programmazione, ma da un impoverimento negli anni dei contratti degli ospedalieri, che spinge i camici bianchi fuori dalla sanità pubblica. Perilli (Associazione Medici Specializzandi Padovani): “Se i problemi strutturali e di attrattività restano, i nuovi medici faranno le loro scelte”.

di Endrius Salvalaggio 
25 MAR - “La ragione perché mancano medici negli ospedali non è legata esclusivamente a una mancanza programmazione come si sente spesso dire, perché medici ci sono e si trovano. Si trovano nel privato, nelle strutture per anziani negli ospedali europei e fuori Europa e non è nemmeno solo una questione di soldi”. Ne è convinto Giampiero Avruscio, responsabile della Federazione Cimo- Fesmed dell’ospedale-università di Padova.

Una sanità, quella che non vede nei nostri ospedali medici inglesi, francesi o tedeschi, mentre è vero il contrario e gli Ordini lo possono confermare. Abbiamo anche una sanità sempre di più al femminile e non si tiene conto di questo per tutte quelle donne che hanno famiglia oppure la famiglia la vogliono fare con dei figli. Ma poi oltre a questo per il professore c’è un altro fatto che non aiuta i medici ospedalieri e cioè che finita l’università, che è la stessa per tutti i medici, quando si va a lavorare nel territorio la sanità passa in mano ai professionisti convenzionati come mmg, pls, specialisti ambulatoriali e guardia medica, gli unici medici pubblici che rimangano gli ospedalieri.

“Ciò causa che quando si va a contrattare nei vari contratti nazionali – spiega Giampiero Avruscio - ognuno tira per casa propria frammentando sempre di più il contratto per lo stesso paziente che fa ospedale–territorio oppure che passa dal territorio all’ospedale. Ciò che manca è la costruzione di un nuovo percorso diagnostico terapeutico con un unico contratto, evitando già tutta una rete sanitaria territoriale che si regge su un sistema sanitario ormai privatistico, anche se convenzionato, mentre il sistema ospedaliero è l'unico ad essere costituito dalla dipendenza pubblica. Se cominciassimo ad avere un unico contratto non vedremo più medici ospedalieri dare le dimissioni per andare a lavorare nel privato per andare a svolgere la cosiddetta medicina del territorio, ma cominceremo ad essere più attrattivi arrestando la fuga di medici ed infermieri”.

Un ultimo passaggio che fa il Dr Avruscio è riguardo la centralità del paziente che non riesce nemmeno a trovare la linea telefonica libera per prenotare una visita o un esame, mentre dovrebbe essere la struttura a prenotargli la visita o l’esame al paziente. Struttura come la intende il responsabile Federazione Cimo-Fesmed dell’ospedale-università di Padova, fatta da territorio e ospedale allo stesso livello.

Su questo contesto, dove i medici ospedalieri sono sempre di meno, un ruolo fondamentale lo sta avendo il corpo degli specializzandi, dove nei concorsi si stanno vedendo, grazie al Decreto Calabria, a volte più specializzandi che specialisti, in particolar modo nelle branche più penalizzate come ad esempio la neuropsichiatria, piuttosto che la geriatria.

“Il ruolo degli specializzandi è indiscutibile e lo abbiamo dimostrato sempre – a dirlo è Matteo Perilli, presidente Associazione Medici Specializzandi Padovani – va da sé che mancano ancora oggi una serie di diritti per noi specializzandi che passa dall’inquadramento contrattuale all’inquadramento formativo, come manca ancora la possibilità di partecipare a certi tipi di concorsi proprio per una questione di formazione e specializzazione. Dal prossimo biennio si vedrà un aumento di specialisti che in alcuni casi sono addirittura raddoppiati, va da sé che i problemi strutturali e di attrattività restano i nuovi medici faranno le loro scelte”.

Endrius Salvalaggio

25 marzo 2024
© Riproduzione riservata

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